giovedì 12 febbraio 2015

L'ira del sindaco di Lampedusa

"L'ira del sindaco di Lampedusa" è il titolo dell'intervista di Mauro Pigozzo a Giusi Nicolini sul Corriere del Veneto di oggi. 
Giusi Nicolini sindaco modello
Giusi Nicolini dalla sua bella Lampedusa spara contro i sindaci del Veneto: «Basta uscire ciniche ed egoiste, al nord solo il 6% dei profughi»

La candidata al premio Miglior sindaco del mondo 2014 è forse un po' provata dai più recenti fallimenti di Triton, l'operazione europea che ripropone la vecchia politica dell'Africa in Giardino. Come spiegare altrimenti lo sproloquio pontificale della Giusi? 
Uno sproloquio, sì, ma che le frutta non pochi apprezzamenti visto che ha ricevuto anche quello (da lei vantato su Face book) della massoneria italiana. Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, nel conferirle l'onorificenza massonica ‘Galileo Galilei’ l'avrebbe definita: "una donna coraggiosa, che fa con naturalezza un gesto che altri non fanno: non respinge nessuno" e l'avrebbe pure chiamata "simbolo di pace". Un po' come la colomba di Picasso, il che ci strappa un bel sorriso.

Tornando allo sproloquio della Nicolini. Il sindaco lampedusano in odore di laica santità tiene cattedra ai sindaci del Veneto, me compreso. Alza l'indice e, ammaestrando le folle, dice dei colleghi del Nordest: «Non devono guardarci come un pericolo, noi siamo quelli che salvano le vite. Ma a loro dico anche che è drammatico il dato secondo il quale dei 160.000 profughi arrivati nel 2014 solo il 6% è stato ospitato nelle regioni del Nord Italia».
Fin troppo ricordare alla beata Nicolini da Lampedusa che le regioni del nord, quelle che lei sta sbacchettando, da più di un secolo sono impegnate senza sosta nel mantenere le loro consorelle meridionali. Consorelle sprecone e fisiologicamente in rosso, come la sua bella Sicilia che, per esempio, ha uno statuto più che speciale e ha deputati regionali strapagati (da 11.100.00 € lordi al mese) al posto dei normali consiglieri. E ancora che ad oggi è il nord "xenofobo ed egoista" che ospita il maggior numero di stranieri in Italia, e non il sud, non la Sicilia, come vorrebbe farci credere. 

La quasi miglior sindaco del mondo prosegue il suo sermone ai discepoli del Veneto: «Serve migliorare l'accoglienza, aprire le porte. E sono sicura che se ci fossero tre o quattro nigeriani o senegalesi in più per Comune veneto, ciò rappresenterebbe una ricchezza più che un problema»
"Ma certo", dice un sindaco veneto (non io) "avere un "tre o quattro nigeriani" come John Paul Boi, è una ricchezza, ma avere "tre o quattro... ghanesi" come il mitico Adam Kabobo l'uomo dal piccone facile che tipo di ricchezza è?" 
Comunque la beata Nicolini si dice "sicura" che i profughi e i clandestini sono una ricchezza, tanto che mi viene di farle sottoscrivere di suo pugno o a nome dei suoi cittadini, un assegno da un milione di euro per ciascun profugo che dovesse arrivare nel mio comune, un milione di euro come garanzia per i miei elettori, casomai si dovesse scoprire un domani che la ricchezza ospitata è del tipo Kabobo e non di quello John Paul Boi.
Ma poi, se la Nicolini è così tanto convinta di questa ricchezza, perché mai noi del nord, così poco generosi e ospitali, dovremmo sottrarla alla bella e solare Sicilia, alla sua dolce Lampedusa?

E per accogliere e ospitare i clandestini e i profughi veri (ce ne sono!) o fasulli che siano, signora Nicolini, che si fa? «Apriamo le caserme e gli immobili pubblici che oggi sono chiusi...» dice la guru dei sindaci ospitali.
Eh già, pensa che bello: creiamo fortezze, concediamo palazzi, facciamo dei "campi di concentramento o dei ghetti, diamole alle cooperative che gestiscono in modo assai discutibile la cosiddetta accoglienza, e non diamo una casa ai residenti che la cercano da una vita, né agli italiani né agli stranieri residenti. E che sarà mai?

Poi dice ancora:
«Sono contraria ai grandi centri di raccolta, invece accogliamo i profughi in piccole comunità dove possano integrarsi nei paesi» 
E' poesia allo stato puro! E' un piacere stare a sentirla: "accogliamo" ... "piccole comunità" ... "integrarsi nei paesi". Certe parole sembrano violini... 
Quasi quasi ti dimentichi, in questo autentico concerto di buoni sentimenti, tu piccolo e gretto sindaco della montagna veneta, che per i tuoi cittadini la sanità sta diventando sempre più cara (tanto che temi che fra un po' non se la potranno più permettere), e che non sai come aiutare chi ha da pagare le bollette e non ha soldi per farlo (italiano o straniero che sia non importa), o chi non ha più un posto di lavoro (italiano o straniero che sia), e che non sai come integrare le rette per le case di riposo o per le comunità dei minori.... 
La simpatica, generosa Nicolini ti mostra la Via, e tu quasi ti dimentichi che ai tuoi cittadini quella via, così lastricata di ottime intenzioni, verrebbe a costare la camicia e ben di più.

«E' impossibile fermare gli arrivi» dice ancora la papessa lampedusana, e ci conferma che l'Africa intera secondo lei è destinata dal Fato e dai Numi a scalzare gli italiani ottusi dalla terra dei padri. Largo all'Africa che arriva! 
Ma perché? La migrazione non è una fortuna per chi migra. E' piuttosto uno strappo con la propria vita. E' un impoverimento per la sua terra, ed è fonte di disagio anche per le popolazioni ospitanti. Insomma perché favorire la migrazione di massa invece dei meno onerosi progetti di sviluppo? 

Arriva poi il delirio più bello della Nicolini. Dice, sempre  col dito alzato del profeta:
«Registriamo uscite ciniche e egoistiche come quelle di Zaia o del sindaco di Padova Massimo Bitonci. Ma non hanno legittimità etica e politica, quei due dovrebbero fare un altro mestiere. La politica si occupa degli altri, è negazione dell'egoismo.»
Impossibile non fare, alla maestrina di Lampedusa, una critica un po' più diretta. Signor sindaco, guardi che le manca totalmente l'ABC della democrazia. Come sindaco Lei dovrebbe sapere che sia Zaia sia Bitonci sono stati eletti con libere elezioni democratiche, come Lei, e che pertanto come Lei sono l'espressione libera e democratica di un certo elettorato. Saprà, si spera, che i rappresentanti democratici di un elettorato hanno piena legittimità etica e politica. Certo, se Lei, sindaco Nicolini,  non avesse ben chiaro (come sembra) neppure il concetto di democrazia, forse  Lei stessa dovrebbe cambiar mestiere, e non i veneti. La politica è occuparsi degli altri, Lei dice, certo che lo è, ma è prima di tutto "occuparsi dei propri elettori", e non "di tutti gli altri...a spese dei propri elettori".

La Nostra prosegue mostrando la sua vena più acida:
«L'Italia è più Lampedusa che Padova.»
«Atteggiamenti come questi (di Zaia e di Bitonci) minano la solidarietà interna ad un Paese e la sua dignità. Il razzismo e la xenofobia sono patologie, e io mi arrabbio da lampedusana perchè sono esclusa dalla loro visione di Paese, dalla loro idea di comunità. Andiamo in Europa a dire che il Mediterraneo è una risorsa per tutti non possiamo erigere confini interni.»
Già, la "sua" Italia, l'Italia della Nicolini, è più Lampedusa che Padova, e a ben guardare, per come vanno le cose in questo Paese un po' da sempre, c'è davvero da crederle. C'è da credere che non sia il Nordest, lavoratore e responsabile, ma la simpatica e caliente Sicilia del Gattopardo, il modello italiano più rappresentativo. Il che suggerirebbe ai veneti, come sostiene Zaia, il fatto di uscire al più presto da una siffatta italianità, nella quale essi sono dei veri e propri "fuoriposto".

"Andiamo in Europa a dire che il Mediterraneo è una risorsa per tutti, non possiamo erigere confini interni." dice infine la fantastica  politica lampedusana. E anche qui lei ha ragione: smettiamola di dire che il Mediterraneo è una risorsa per tutti! Smettiamola, e dedichiamoci piuttosto a salvare la nostra terra settentrionale, che sarà pure egoista e xenofoba (come dice lei), ma che se non si rialza non potrà più mantenere né Lampedusa, generosa santa isola della Nicolini, né la Sicilia coi suoi generosissimi xenofili abitanti, né, infine, tutti i profughi che la massonica Nicolini vorrà attirare ed ospitare nei prossimi vent'anni a casa... nostra.

Quanto a me, lungi dall'ambire al titolo di miglior sindaco del mondo o dal desiderare riconoscimenti massonici di alcun tipo, mi accontento di difendere dalle grinfie dei "generosi-coi-soldi-degli-altri", i miei bravi cittadini.

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