mercoledì 11 febbraio 2015

Stacchio: il non-vile di Nanto

«Un uomo che uccide un altro uomo non possa essere considerato un eroe... non volevo uccidere»
Lo dice Graziano Stacchio, il benzinaio di Nanto che ha sparato alle gambe di un delinquente che stava compiendo l'ennesima rapina nel suo paese.
 Non è un eroe?  Magari no. 
Eppure, anche se lui è il primo a rifiutare per se stesso quel titolo altisonante da cinemascope, c'è nella sua figura qualche cosa che si oppone decisamente alla corrente dei più, alla logica imperante del "fatti-i-fatti-tuoi". 
Stacchio è appena un mite che si arrabbia, è uno che si ribella (per una volta nella sua vita) alla prepotenza armata di chi invece la violenza la usa in modo abituale, è un protettore dei disarmati e lo è però in modo del tutto fortuito. Potremmo definirlo un Eroe per caso, se lui non avesse, appunto, rifiutato l'appellativo di eroe.
Stacchio di certo non è un vendicatore solitario, non un pistolero da Spaghetti Western, uno sceriffo Wyatt Earp delle Venezie,non è nemmeno un giustiziere della notte alla Charles Bronson. Insomma, Sracchio è solo un benzinaio come tanti, ma è uno che non fugge quando la nave che affonda, uno che impegna con un tragico gesto la sua vita per difendere quella degli altri.
Daccordo, Graziano Stacchio non è un Salvo D'Acquisto (la vita che è stata stroncata non è la sua), ma non è neppure quel Francesco Schettino della Costa Concordia che tanto ci ha fatto vergognare per la sua viltà. Lui, Stacchio, non è fuggito. Ha accettato di combattere contro chi minacciava con le armi la vita altrui. Anche la sua vita ora è terribilmente cambiata per quel gesto, un gesto che vilmente poteva rifiutare. 

Quel mite benzinaio in fondo non voleva far altro che salvaguardare la tranquilla esistenza di un paese, e la vita di altri miti come lui.

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