La Visione di un futuro geopolitico, di una società e di un territorio rinnovati, ridisegnati in modo armonico, non raffazzonato, organico e coerente.
E se quel che manca oggi ai figli dei figli dei fiori, a una generazione (la nostra di mezz'età) che è cresciuta nel tempo della crescita (economica), e che adesso invecchia nel tempo della crisi e della decadenza, in un clima che è di basso impero... e se quel che manca, dico, fosse appunto una Visione (con la vu maiuscola) per il futuro?
Faccio un esempio.
Che ce ne facciamo noi della provincia di Belluno, della... "Provincia di Belluno"?
Risposta: "Ne facciamo un ente di area vasta, ovvio!"
"Ovvio: la sopprimiamo!" "Ovvio: la rivogliamo di nuovo elettiva... di primo grado!" "Ma è ovvio: la facciamo diventare un ente erogatore di servizi associati!" "Ma è ovvio: la riempiamo di competenze!" "Anzi no, è più che ovvio: le competenze le togliamo e le diamo piuttosto una forte connotazione politica!"
E perchè non ridurne i comuni alla metà di quelli che sono? O magari alla metà della metà? E perchè non fare della provincia di Belluno un solo comune? O anche un quartiere di Vittorio Veneto, perchè no?
E delle ULSS che sono due, che ne facciamo? Ma diamine, facciamone una sola! Anzi no. Anzi sì, così tutto funziona e si risparmia (ma chi l'ha detto?!).
Tagliamoci da noi che tanto, o prima o poi, ci tagliano da Venezia, da Roma, da Bruxelles, da Washington, da galassie lontane. E allora su, non aspettiamo di essere tagliati dall'alto, responsabilmente, umilmente, tagliamoci le vene da soli.
Come dire: non aspettiamo che vengano i rapinatori a rapinarci in casa, mandiamo noi stessi, responsabimente, i nostri gioelli a loro a mezzo posta. Oppure: non aspettiamo che i barbari vengano a devastare le nostre città, devastiamocele da noi, col nostro nuovo Kit fai-da.te dell'unno distruggitore.
"Per il territorio di Belluno ci vuole più autonomia!" dice il primo, ma intanto ha preparato (beh che strano!) la fusione del suo ente con quello omologo di Treviso.
"Ci vuole più autonomia!" dice il secondo, ma intanto pretende la fusione delle ULSS e dei comuni.
Confusione, formiche allo sbando!
A livello nazionale si ricorrono scenari nuovi. Idee centraliste, con regioni che come la Sicilia sguazzano nell'autonomia più totale; e province da cancellare, comuni da fondere, regioni da svuotare, ma "enti di area vasta" da mettere in piedi.
Poi c'è chi torna a parlare di federalismo (ve la ricordate 'sta parola?), ma ne parla tirando fuori le vecchie polverose macroregioni, che san di muffa, di Regno Lombardo-veneto o delle Due Sicilie. Le macroregioni: quell'idea un po' così, piena di incognite, "nè-carne-nè-pesce".
Confusione! Visioni allo sbando.
Manca l'Idea, la Visione.
Il risorgimento, per dire, delle visioni ce le aveva eccome: quella dell'Italia Una e nazionalista, per esempio, con lo straniero cacciato a fucilate nella schiena (altro che integrazione delle diversità), quella del regno savoiardo, o dell'opposta repubblica massonica.
Anche il fascismo aveva le sue visioni, anzi, il fascismo si può dire che era tutto fatto di visioni: l'impero, il progresso, la romanità rediviva, il classicismo e il futurismo insieme... e le marce, le divise, libro e moschetto e via dicendo.
E poi? Poi, dopo la guerra la sola visione possibile che resta, grigia, fantozziana e craxiana insieme: l'Italia del G8, l'Italia della Nato, l'Italia che tira avanti il suo tran tran borghese, con l'economia che cresce a singhiozzo, col made in Italy da promuovere, e la sua progressiva americanizzazione culturale, e il "ce lo chiede l'Europa" da sostenere. Giù la testa, basta visioni!
Oggi resta la crisi. Smantellare le istituzioni, tagliare le spese: scuola sanità sociale enti locali (qui sì ma lì no), e ubbidire alla finanza internazionale, e mandare in pensione la sovranità popolare, e depenalizzare i reati. E poi fare le riforme. Già, le riforme: riforme riforme riforme, anche malfatte, purchè siano riforme. E privatizzare, svendere, ottemperare alle convenzioni internazionali. E zitti e mosca! Decadere da ignavi.
Idee e visioni oggi, ce ne sono: tante, tutte incoerenti, alcune fantasiose, altre minimaliste, e tutte con la... minuscola.
Ma dove andiamo con questa roba?