lunedì 29 febbraio 2016

Rottamafusioni di Stato

A quanto pare non tutti sono poi così ordinatamente, così disciplinatamente, così ossequiosamente d'accordo col Palazzo quando Esso sostiene la brillante operazione del "Rottama&Fondi-il-tuo-Comune". C'è chi dissente!
Lo fanno anche alcuni sindaci della smobilitanda Provincia di Belluno: in primis quelli di Seren d. G e di San Gregorio n. A. e molti altri con loro.

Rifletto: è inopinatamente in atto, in questi ultimi anni, la smobilitazione dello stato posnapoleonico, lo smontaggio, per meglio dire, di quella repubblica che trae ancor oggi forma e strutture dalle riforme imposte dall'egocentrico empereur nei suoi possedimenti d'inizio 'Ottocento. 
Ed è in atto anche una sorta di metropolitanizzazione ideologica dei territori europei, col conseguente transito da una civiltà da sempre fondata sulle comunità locali, ad una specie di subciviltà posmoderna, precariamente poggiata sul piedestallo della società di massa: una società debole, costituita di gruppi e di individui giustapposti l'uno all'altro, scarsamente in relazione fra di loro, una società disorganica, non architettonica ma ingegneristica, fatta cioè di sole strutture senz'anima; slegata in se stessa per la mancanza irrimediabile di appartenenza e di identità comuni, e slegata per i troppi linguaggi in essere, per i pochi pochissimi valori universalmente condivisi. 
La società di massa in verità non è altro che un blob fluido e disordinato, un non-sistema umano avviato sempre più rapidamente a divenire caos e tribalità. 

Dissoluzione, disgregazione, omogeneizzazione e appiattimento verso il basso, crollo delle specificità organiche: questi sono i termini per definire ciò che appare ormai come una matastasi incistata nel ventre della res publica
Metropoli e megalopoli contro borghi e città. Metropoli, ma non, come vorrebbe l'etimo preciso, "grande città", e nemmeno città delle città, ma al contrario non-città: ipertrofia tumorale delle città umane, centro urbano impazzito, vorace, illimitato.

In questo quadro le comunità urbane e rurali sembrano sparire dal palcoscenico delle decisioni, smettono di essere i luoghi della partecipazione democratica dei cittadini. Ad esse si sovrappongono spettrali strutture di potere, lontane, misteriose, incontrollabili: commissioni sovrastatali e sovranazionali, convenzioni mai ratificate dai popoli, istituzioni scarsamente leggibili, imperi informatici e digitali, lobby finanziarie e società di gruppi di società bancarie a scatole cinesi, e cosche e logge massoniche... I cittadini sono subdolamente riportati al rango di sudditi di invisibili maestà.

Per semplificare: miopi interessi finanziari ci stanno imponendo la dissoluzione dei centri democratici, non tanto perchè essi siano dispendiosi (alla prova dei fatti non lo sono), ma perchè essi sono fonte di decisioni non del tutto controllabili dalla regìa.
E' complottismo il mio? Assolutamente no, me ne guardo bene dal farlo! è semplice osservazione.
I fatti dimostrano, purtroppo e senza ombra di dubbio, che i centri delle autonomie territoriali: Comuni, Province e Regioni e perfino gli stati nazionali vengono via via ridotti o di numero o di potere. 
Cui prodest? A chi giova demolire i luoghi della democrazia se non a chi ha in mente un disegno di tirannia oligarchica?
Demolire stati, regioni e comuni vuol dire demolire il ruolo della politica democratica, perchè farlo se non per favorire il potere di altri soggetti dal popolo, magari di grigi tecnocrati o di lobby, più o meno occulte, sopra di loro?

Ecco spiegato perchè, a fronte di sbandierati risparmi, che si hanno solo tagliando i servizi, assistiano, contro ogni buon senso, al crescente smontaggio dello stato. In questa cornice i comuni, le province e le regioni finiscono rottamati, finiscono in fusione. Perchè non di risparmio o di razionalizzazione si tratta, ma di una vera e prpria demolizione della politica, di una de-democratizzazione, se non, anche e perfino, di una forma inusitata di neofeudalesimo incipiente, o di Signorie globali del duemila. 

Intanto, come ho scritto all'inizio, c'è chi dissente, e non dissentendo per stupidità o per poca lungimiranza, e neppure per torbido interesse personale, lo fa per ragioni di pura etica e di morale. E dissente portando dati e ragionamenti che dimostrano come il fondi&rottama dei comuni altro non sia che una "pesca al pesciolino": il verme, neanche tanto grassoccio, degli incentivi pro fusione, serve a nascondere l'amo puntuto della cancellazione perenne di una comunità.
Meditate gente prima di rottamare.