Lo dice Graziano Stacchio, il benzinaio di Nanto che ha sparato alle gambe di un delinquente che stava compiendo l'ennesima rapina nel suo paese.
Non è un eroe? Magari no.
Eppure, anche se lui è il primo a rifiutare per se stesso quel titolo altisonante da cinemascope, c'è nella sua figura qualche cosa che si oppone decisamente alla corrente dei più, alla logica imperante del "fatti-i-fatti-tuoi".
Stacchio è appena un mite che si arrabbia, è uno che si ribella (per una volta nella sua vita) alla prepotenza armata di chi invece la violenza la usa in modo abituale, è un protettore dei disarmati e lo è però in modo del tutto fortuito. Potremmo definirlo un Eroe per caso, se lui non avesse, appunto, rifiutato l'appellativo di eroe.
Stacchio di certo non è un vendicatore solitario, non un pistolero da Spaghetti Western, uno sceriffo Wyatt Earp delle Venezie,e non è nemmeno un giustiziere della notte alla Charles Bronson. Insomma, Sracchio è solo un benzinaio come tanti, ma è uno che non fugge quando la nave che affonda, uno che impegna con un tragico gesto la sua vita per difendere quella degli altri.
Daccordo, Graziano Stacchio non è un Salvo D'Acquisto (la vita che è stata stroncata non è la sua), ma non è neppure quel Francesco Schettino della Costa Concordia che tanto ci ha fatto vergognare per la sua viltà. Lui, Stacchio, non è fuggito. Ha accettato di combattere contro chi minacciava con le armi la vita altrui. Anche la sua vita ora è terribilmente cambiata per quel gesto, un gesto che vilmente poteva rifiutare.
Quel mite benzinaio in fondo non voleva far altro che salvaguardare la tranquilla esistenza di un paese, e la vita di altri miti come lui.
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