Una nota di Gianmario Dal Molin sull’ipotesi di unificazione delle Ulss
Dopo la presentazione del DDL
regionale sull’unificazione delle Ulss che vede cancellata l’autonomia
sanitaria del Feltrino in nome di un discutibile accentramento provinciale,
occorre iniziare una battaglia civile e democratica di sensibilizzazione su due
fronti: quello interno dell’opinione pubblica, delle associazioni e delle
istituzioni e quello nei confronti della Regione che ha sempre visto con un
occhio di riguardo la specificità del Feltrino il cui ospedale, interregionale,
serve anche il Primiero.
Se vi è un territorio nel quale
aveva un senso la vecchia programmazione regionale per aree ottimali e non per
aree vaste, in vigore da trentacinque
anni, è proprio quello della montagna
per il quale la dimensione provinciale, come due secoli di improvvida
esperienza istituzionale dimostrano, è sempre stata nefasta. La sanità è sino ad oggi uno degli
ultimi ambiti nei quali questa dimensione di area ottimale dei servizi avente
per cento il binomio “ospedale - territorio” è stata rispettata ed è sotto gli
occhi di tutti cosa ha fatto il Feltrino in ambito ospedaliero e in quello dei
servizi sociali rispetto al Bellunese per il quale tutto veniva offerto su un
piatto d’argento in quanto capoluogo di provincia. Ho sempre sostenuto, e ne sono tuttora convinto, che Belluno, città di
servizi, e dunque tendenzialmente “parassitaria”, non ha mai avuto e non avrà mai i requisiti
storici, culturali e politici per ridare al territorio ciò che sistematicamente
gli sottrae. E questo sotto ogni profilo, amministrativo, economico e financo
religioso. La filosofia dell’Ulss di Feltre è sempre stata all’incontrario
quella di prediligere il territorio, dal Trentino alla Val Belluno, a scapito
talvolta degli stessi servizi feltrini.
In montagna e soprattutto in
campo sanitario e sociale è necessaria una guida “ a catena corta” che
monitorizzi incessantemente i bisogni del territorio e ne riferisca
autorevolmente in Regione. La deresponsabilizzazione a tutti i livelli
che ne deriverebbe nel caso di una unificazione bellunocentrica sarebbe fatale
per il Feltrino, come lo è stata per alcuni versi per le soppresse unità
sanitarie locali del Cadore e dell’Agordino. Il Feltrino è per sua stessa
natura e storia un area di confine vastissima che di “dolomitico” ha ben poco e
su di esso confluiscono tuttora, oltre al Primiero, alcune zone della Bassa
Valsugana e dell’Alto Trevigiano al punto di dire che se area vasta veneta deve
essere ....meglio Treviso, come già stanno facendo alcune organizzazioni
imprenditoriali e sindacali!
Gianmario Dal Molin
Nessun commento:
Posta un commento