Testo del documento redatto dal Comtato Pro Ospedale sottoscritto da oltre quaranta associazioni dei comuni del Feltrino e del Primiero.
Comitato Pro Ospedale
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Feltre
Feltre, 20 luglio 2015
Il Comitato Pro Ospedale di Feltre,
riunito in data odierna per esaminare il progetto di legge regionale n. 23
sulla riorganizzazione della sanità del Veneto, esprime il proprio forte
dissenso verso un’operazione che ne stravolgerebbe l’assetto, quale si è venuto
a strutturare in maniera perfettamente consona con le sue realtà territoriali.
Se nella presenta fase storica,
l’imperativo per lo Stato è di eliminare gli sprechi, ciò non può diventare, a
livello politico-amministrativo, un brutale esercizio di tagli indiscriminati
dei servizi, soprattutto nel delicato campo socio-sanitario e soprattutto in
zone difficili come la montagna.
* * *
I punti del PDL che appaiono
maggiormente critici sono i seguenti:
A) Il superamento di fatto delle sinergie
fra servizi sanitari, socio-sanitari e sociali, che da sempre ha caratterizzato
il Veneto (e in particolare l’Ulss 2 di Feltre), cancellando totalmente (almeno in questa fase) il ruolo
degli enti locali e della conferenza dei sindaci.
B) La eccessiva concentrazione di funzioni
(e poteri) in capo alla cosiddetta “Azienda Zero” e al suo Direttore Generale.
Essa appare bensì utile ai fini del coordinamento e della programmazione
(massime in sede di verifica e controllo) e di razionalizzazione del
provveditorato nella logica dei costi-standard, a patto però di alzare solide barriere
anti-corruzione (la nomina da parte del D.G. del Collegio Sindacale non va
certo in questo senso) e di condividere con le Aziende le procedure di
selezione del personale medico.
C)
La drastica riduzione del numero delle Ulss, che scardina brutalmente
il principio perfettamente funzionale alla realtà policentrica del Veneto,
secondo il modello “Ospedale-Territorio” e di aree ottimali fortemente
agganciate ad esso.
E’ alle conseguenze di quest’ultimo aspetto che il Feltrino si ribella più decisamente,
reclamando la sopravvivenza della propria Azienda Sanitaria, non per mera
rivendicazione dello status-quo, o per ragioni di tipo campanilistico, ma perché sussistono ragioni ben precise per
ritenere che da una fusione delle due Ulss provinciali non discenderebbe, a
livello provinciale, un miglioramento dei servizi, ma un loro peggioramento.
Rilevato preliminarmente come appaia
anacronistico rifarsi ai confini delle vecchie province, destinate a sparire
come istituzioni locali intermedie, rispondenti a logiche ottocentesche di
delimitazione di aree omogenee; e come il dibattito politico suscitato dal
PDL in questione produrrà certamente la cassazione di più di uno degli
accorpamenti previsti, tre sono le ragioni del dissenso:
1) L’Ulss di Feltre ha un bacino reale
d’utenza che travalica, appunto, i confini provinciali, sia verso l’Alto
Trevigiano che la parte orientale dell’Altopiano di Asiago, sia soprattutto
verso il Trentino (l’ intero Primiero e parte dell’Alta Valsugana e del
Tesino). E’ per tale ragione, del resto, che l’ultimo PSSR classificò
l’ospedale di Feltre quale “presidio a valenza extra-regionale”.
2)
La sempre invocata ma mai
concretizzata “specificità” della
montagna, sancita dalla LR 25/14 con particolare riferimento al territorio
della provincia di Belluno, dovrebbe
suggerire un’applicazione, appunto, speciale dei criteri stabiliti per la
pianura, costituendo motivo politicamente più che sufficiente per derogare, qui
come presumibilmente altrove, dai principi adottati.
3)
Il concetto di area vasta a dimensione provinciale appare incongruo per
una area vastissima come quella della montagna nel mente appare parimenti
inapplicabile il concetto di struttura hub
per l’ospedale di Belluno, inidoneo sotto ogni profilo, (strutturale,
demografico, professionale ecc.) a ricoprire tale ruolo, per sua stessa natura
estendibile a poche grandi realtà ospedaliere regionali.
* * *
L’occasione
sembra invece propizia per ripensare l’articolazione territoriale del Veneto,
dove accanto ai capoluoghi di provincia esistono altrettanti centri “secondari”
che però organizzano attorno a sé porzioni ben riconoscibili di territorio,
sufficientemente vaste da giustificare una nuova distribuzione di funzioni
amministrative, partendo appunto dalla sanità. Ciò porrebbe la Regione Veneto
all’avanguardia nell’applicazione della Legge Delrio di riforma degli enti
locali, attualmente in posizione di stallo, razionalizzando l’attuale enorme
divario fra un’area metropolitana “monstre” e una dispersione di micro-Comuni,
privi di qualsiasi forza propulsiva.
Per
il Feltrino si tratterebbe in più di attivare intese con la vicina Provincia
Autonoma di Trento, per una integrazione sanitaria crescente con i territori
gravitanti sull’ospedale di Feltre.
La giustificazione degli accorpamenti basata
sul “risparmio” di figure apicali di direzione che ne seguirebbe, è facilmente
confutabile. Ricorrendo ad una logica moderna di management aziendale, sarebbe sufficiente affidare ad uno staff ridotto la governance delle Aziende Sanitarie: uno staff composto cioè dal
Direttore Generale, dal Direttore dell’ ospedale e dal Direttore del Distretto,
dato che con l’istituzione dell’Azienda Zero vengono meno molte funzioni di
direzione strategica e molte funzioni di tipo amministrativo e gestionale, intatta
restando l’esigenza di un controllo quotidiano su strutture e servizi che
all’interno di mega strutture come quelle delineate sarebbero fatalmente
lasciate in balia di se stesse. Siccome
una delle motivazioni maggiori strumentalmente esibite è quella della riduzione
della spesa, questo modello permetterebbe di conseguire gli stessi risparmi,
pur mantenendo in vita tutte e 21 le Ulss attuali. Si creerebbe così un modello
virtuoso che – mutatis mutandis - applica alla sanità regionale le antiche
pratiche di governo della “Serenissima”, con un forte accentramento da un lato
ed un altrettanto forte contrappeso periferico dall’altro.
* * *
Il
Comitato Pro Ospedale di Feltre, fortemente preoccupato per il futuro della
sanità provinciale, auspica pertanto una mobilitazione degli Enti Locali e
delle Associazioni operanti nel territorio, per portare avanti le istanze
illustrate nel presente documento, in un rapporto dialettico rispettoso ma
fermo fra cittadini e istituzioni.
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