mercoledì 27 maggio 2015

Schizzo a matita per una Regione Triveneta



Uno schizzo a matita, per dire a voce alta un sogno di autonomia. Senza pretese profetiche, senza credermi troppo originale,  metto a disposizione di chi è interessato un'idea che coltivo da diversi anni.
  • Ai sensi dell’art. 131 titolo V del dettato costituzionale è costituita la Regione Triveneta*
  • Alla Regione Triveneta sono aggregati i Comuni  appartenenti alle regioni Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
  • Alla Regione Triveneta si applica quanto previsto dall’art. 116 tit. V della Legge Costituzionale per il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d'Aosta/Vallee d'Aoste, ovvero che essa disponga di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo uno statuto speciale adottato con legge costituzionale.
  • Nell’ambito della Regione Triveneta  sono estese a tutti i territori e garantite dalla Repubblica le medesime prerogative di autonomia già in essere nelle aree amministrative dotate di statuto speciale ai sensi degli artt. 116 e 117 del dettato costituzionale.
  • Ai territori contraddistinti dalla presenza di minoranze linguistiche e ai comuni interamente montani della Regione sono assicurate ulteriori forme di autonomia da esercitarsi in forma associata entro ambiti ottimali individuati dai comuni stessi.
 * Denominazione provvisoria.

Una regione composita, dunque, costruita di diversità e di autonomie(1), con una storia alle spalle fatta di continue relazioni economiche, sociali e culturali tra le sue popolazioni. Come pure di confini artificiosi da smontare, confini come quello che separa ancor oggi il Feltrino dal Primiero e dalla Valsugana, per esempio, o il Cadore e Sappada dalla Carnia. 
Una regione di popoli, di montagna e di pianura, riequilibrati, anche nei numeri e nelle proporzioni territoriali, fra di loro. Dotata di strumenti legislativi e strutturali adatti a governare ogni area omogenea con le dovute peculiarità.

Ma come andrebbe costruita questa regione? 
Non certamente operando dall'alto, non alla "napoleonica", ma destrutturando pian piano, piuttosto, i confini che le segmentano, permettendo per esempio la gestione comune di politiche e di servizi anche su base distrettuale sovraregionale, e interregionale. O, ancora, favorendo l'instaurarsi di istituzioni e tavoli di governo comuni che vedano sedere insieme gli amministratori pubblici di tutte e tre le attuali regioni. Sindaci del Trentino Alto Adige con sindaci del Veneto, e sindaci del Veneto con sindaci del Friuli Venezia Giulia. favorendo la creazione di "comunità a scavalco". E favorendo inoltre la possibilità di istituire Camere di Commercio o Associazioni di categoria che sorpassino i confini regionali. 


(1) Separare con confini rigidi i popoli alpini da quelli di pianura a lungo termine è controproducente per tutti. Se la logica è quella di mettere insieme i popoli alpini allora la regione prospettata va esattamente in questa direzione, ma non lo fa con un'ottica "curtense" e di piccolo cabotaggio, bensì con una visione aperta ed inclusiva. Non si tratta qui di ricalcare l'attuale modello regionale, ma di costruire un modello tutto nuovo, il modello di una "regione delle autonomie e delle specificità". Una regione fatta di comunità e di identità diverse, che sia modello per un'Europa dei popoli che ancora non si è mai vista.



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