29 aprile 2014 alle ore 13.56
Uomini contro è il titolo di un film diretto nel 1970 da Francesco Rosi, e liberamente ispirato al romanzo di Emilio Lussu Un anno sull'Altipiano.
In quel film di guerra il 'nemico' della truppa sembra essere
costituito più dalla classe degli alti altissimi ufficiali che non da chi spara
dall'opposta trincea. Ha senso oggi citare questo film, ha senso
rapportare quest'immagine al mondo della politica e delle istituzioni?
Chissà, però intanto la situazione sembra essere questa: abbiamo
un paio di 'sindaci' ai vertici del governo e, contrariamente alle
aspettative più naturali, sui Comuni il cielo si fa più cupo che mai.
Per fondere i piccoli comuni oggi basta un semplice referendum e non serve nessun quorum.
Basta
che una sparuta minoranza di cittadini vada a votare e siamo a posto:
la cosa è praticamente fatta. Oltretutto è sufficiente che la
maggioranza dei votanti di quei comuni che sono sottoposti al
referendum, nel loro insieme, (non comune per comune) dicano di sì alla
fusione, e la fusione si fa.
È strano, ma stavolta non c’è
nessuna lungaggine burocratica da rispettare, nessun ‘visto’ supremo da
attendere, tutto va via liscio come una l'olio, tutto scorre rapidamente
verso la fantastica avventura del Comune Unico Fuso.
E per facilitare
la cosa si sta pensando, lassù nell’Olimpo, di levare ai sindaci dei Comuni più piccoli anche l’indennità di mandato. Un’indennità che, detto
per inciso, se uno fa il sindaco a tempo pieno (cioè non fa altro che
quello) si aggira mediamente intorno ai 6-700 euro al mese. Certo che con delle cifre così si
rimettono a posto i conti dell'UE per oltre vent’anni!
Insomma, nei Grandi Palazzi romani ed eurolandici si vogliono meno Comuni e meno sindaci, e questo è il fatto.
Meno sindaci vuol dire meno rappresentanti del popolo.
E tuttavia, strano a dirsi, qualcuno in questo riesce anche a vederci maggiore efficienza e maggior democrazia.
Sulla
maggior efficenza ci potremmo anche discutere, ma sulla democrazia?
Come si fa a sostenere che “meno cittadini eletti dai cittadini” possa voler dire… “più democrazia”? È un assurdo in termini, è un ossimoro!
“Maggiore
efficienza”. Beh, anche qui, è tutto da dimostrare che governare un
territorio più vasto e complesso da un municipio solo sia maggiormente vantaggioso ed
efficiente che governarlo da più sedi. O meglio, è tutto da dimostrare che assemblare
vari territori per formarne uno vasto e complesso porti alla fine a una
maggiore efficienza amministrativa. Se ciò fosse vero non sarebbe allora
il caso di pensare, per paradosso, di fare dell’Italia intera un
solo incredibile comune? Sai che risparmio e che efficienza che avremmo in tal
maniera?
Intanto i sindaci, anche quelli dei comuni
più piccoli, che dovrebbero perdere le loro indennità devono "accomodarsi" su un certo numero di sedie che comode non
sono. Ne elenco un po’ a casaccio.
I sindaci siedono nelle Conferenze
dei Sindaci delle ULSS, e in quelle delle
Comunità/Unioni Montane, nei Consigli delle stesse Unioni,
nelle assemblee delle società partecipate (GSP per citarne una), nelle
assemblee delle Autorità di Bacino, nelle assemblee dei Consorzi BIM, ed
ora anche nei nuovi Consigli Provinciali e, dove ci sono, in quelli
delle Città Metropolitane. E, sì, certo, anche nei Consigli e nelle
giunte dei loro Comuni.
Sono politici di mestiere questi sindaci?
Fanno parte della "casta"? Beh, visto che prendono al massimo 6-700 euro
al mese (e solo nel caso in cui rinuncino al loro lavoro) lascio ai
lettori giudicare se essi siano accostabili ai Signori della Politica,
oppure no.
E dire "sindaci" e "indennità di sindaci" non è che poi sia la stessa cosa dappertutto.
Un conto è essere sindaci di un comune grosso, di una metropoli, un conto è essere sindaci di comune piccolo.
Chi amministra una metropoli prende di più. Perchè?
Un
criterio per differenziare è quello degli abitanti. Orbene, il sindaco
di una nota città italiana, che conta ben 1.353.882 di abitanti, ha
preso nel 2012 un’indennità lorda di 109.491,00 euro. Il che vuol dire
0,080 euro a cittadino. Se usassimo questo criterio il sindaco di un
comune di 1000 abitanti dovrebbe prendere allora, nella stessa misura,
80 euro lordi all’anno. Può essere? Direi di no, direi che il numero dei
cittadini è un criterio fuorviante.
Parliamo di tempo dedicato allora?
Poniamo
che il sindaco di quella grossa città dedichi, tanto per dire, 12 ore
al giorno al suo lavoro di amministratore, e dato che lo fa per una
cifra di 109.491,00 euro lordi all’anno, ci chiediamo: quanto dovrebbe
lavorare allora il sindaco di un comune da 1000 abitanti, che è 1354
volte più piccolo? Milletrecentocinquantaquattro volte di meno, direi,
che, se non sbaglio nel fare la proporzione, vuol dire poco più di mezzo
minuto al giorno. Ha senso? Certo che no. Come fa un sindaco a dedicare
solo mezzo minuto al giorno al suo comune?
E se
dicessimo che il sindaco di un piccolo comune dedica solo 4 ore al
giorno al suo ente (perchè ha solo mille abitanti), quanto dovrebbe
lavorare allora, in proporzione, il sindaco di un comune di 1.353.882
abitanti? Facile: milletrecentocinquantaquattro volte di più, cioè 5415
ore al giorno.
Vabbè, si sta scherzando. Sono conti inutili
da fare, i criteri per i quali un sindaco prende così e un'altro prende
cosà sono altri, più complessi, più sofisticati o... bizantini. Sono
roba da funzionari statali, e a studiarli è quasi una perdita di tempo.
Alla fine, a tagliare la testa al toro arriva quello (intelligente) che ti dice «Chiudiamo
i comuni più piccoli. Lasciamo fare ai comuni grandi» (ai loro funzionari magari) e, perchè no, ai neocentralisti che oggi sono forti e rampanti come leoni.
Eh, beh… c’è tanto da riflettere
sull’antidemocrazia che oggi cresce e che prospera, udite udite, in nome del
“buon governo” e di sua maestà la finanza.
Sull'argomento ho scritto anche su FB: https://www.facebook.com/notes/michele-balen/tagliacuci-degli-enti-locali/392468957562744
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