lunedì 29 dicembre 2014

Il "Taglia&Cuci degli enti locali".

11 aprile 2014 alle ore 9.28
Anno del Signore duemilaquattordici. Va in scena in tutta Italia la Fusione dei Comuni. E' la moda del momento, si chiama il "Taglia&Cuci degli enti locali".

Come funziona?
Si prendono due o più comuni (mi raccomando che siano piccoli) e si offre loro la giusta quantità di denaro e di vantaggi; in cambio, si chiede che i più comuni si facciano "uno", che passino dal plurale al singolare.
Segue poi un referendum, (tanto per avallare), si sciolgono i consigli, si mette un commissario quanto basta e, infine, si elegge il nuovo sindaco col nuovo consiglio comunale, uno solo, ovvio. Poi si fa festa e si disegna il nuovo stemma.
Fine.

Adesso potemmo dividere il mondo in due nuove categorie: "quelli che capiscono l'enorme vantaggio che deriva dalla fusione dei comuni" e "quelli che non lo capiscono".
Io credo di far parte dei secondi. Io... non capisco.
O meglio... 'aspetto di capire': sono molto curioso, infatti, di vedere l'effetto che avrà questa nuova moda nei tempi lunghi, di vedere come cresce la pianta, e soprattutto di assaggiarne i frutti una volta maturi.
Il fatto è che, proprio come per le piante, anche in questo caso serve del tempo, il tempo è la prova del nove. Ci vuole il tempo di vedere che cosa cresce, ci vuole il tempo che i frutti siano maturi sul ramo, pronti per essere assaggiati.
Anche per vedere i frutti dell'educazione e dell'istruzione di un bambino ci vuole il tempo. Sarà per questo che io, che non sono altro che un povero maestro, sono abituato a pensarla così, quasi come i contadini di una volta. Ci vuole tempo.

Provo intanto ad immaginare un frutto.
Dei due comuni il più piccolo, quello meno accessibile, il meno popoloso, diventa una frazione dell'altro o, meglio, un "grumo di frazioni", e si attacca a una comunità storica che non è la sua, come ad un tram. Quel grumo, che fu un Comune autonomo, si trova, dopo la fusione, a perdere sempre più rapidamente i suoi servizi, le sue istituzioni, la sua identità: chiude la posta, chiude la scuola e chiudono gli esercizi pubblici, se ne va pian piano anche il dottore e le sue strade sono sempre più mal tenute; poi si perde di rappresentanza verso i poteri più alti, quelli politici e non politici, e si smette di avere voce in capitolo, almeno come comunità (comunità..??). Infine... si perdono pure gli abitanti... E' un frutto possibile? E' pessimistico? E' realistico? Boh...

E i vantaggi?
Per il momento i vantaggi della fusione dovrebbero essere più o meno questi:
  a) Trasferimenti statali maggiorati del 20% per un periodo di 10 anni;  b) Amministratori meglio pagati che quindi potranno occuparsi a tempo pieno del territorio.
  c) Servizi e uffici non vengono tolti. Vengono condivise strumentazioni e procedure. Si risparmia su materiali, attrezzature e organizzazione. Il personale non diminuisce, anzi può specializzarsi ed evitare, come ora, di “fare un po’ di tutto”.
Sono vantaggi tutti legati all'operazione politica, ad una precisa volontà governativa, come gli incentivi per rottamare le auto: "rottama il tuo comune e ti paghiamo!"

I vantaggi economici non sono pertanto conseguenze naturali e positive della scelta, non derivano di per sè dall'atto della fusione, ma sono veri e propri incentivi, caramelle insomma.... esche per pesciolini da pescare. 
In altre parole: dalla fusione non si prospettano vantaggi naturali intrinsechi e duraturi e per questo si devono elargire congrue regalie a chi ci casca?
E appunto, parlando di incentivi statali per la rottamazione dei piccoli comuni, vien da pensare: ammesso che durino davvero per dieci anni, poi però finiscono, mentre la fusione resta. 




Un vantaggio per il sindaco e per gli assessori? Comune grande indennità grande. Già ma non si capisce perchè il sindaco di una metropoli dovrebbe essere tanto più pagato del sindaco di un comune medio o piccolo. Il suo giorno di lavoro non cresce mica proporzionalmente col crescere del suo ente. Non è che la giornata del sindaco di Roma duri duecento ore. Basterebbe al massimo ripartire il denaro con un po' di più equità fra i vari comuni e per le indennità dei sindaci a tempo pieno dei piccoli comuni tutto sarebbe risolto.
Io, per esempio, mi occupo a tempo pieno del mio Comune, e quel che prendo mi basta per vivere. Certo è meno di quel che guadagno a fare l'insegnante, ma un po' di sacrificio e di idealità ci vuole per fare il sindaco, o no?

Ma c'è chi non potrebbe tanto magro è quello che prende...
  
Servizi e uffici non vengono tolti dal comune soppresso? Caspita che bel vantaggio, ma allora la spesa che doveva calare? Comunque staremo a vedere, come ho già detto. Con un po' di pazienza lo sapremo per certo fra meno di una decina d'anni.

Certo, c'è caso e caso!
Nel caso di quei Comuni che hanno i territori praticamente indistinguibili, fra loro indissolubili, che sono quasi lo stesso e che magari hanno pure i capoluoghi e i municipi "indecentemente" vicini l'uno all'altro... ecco, in quel caso lì vien difficile non pensare alla fusione. Ma quanti sono i Comuni di questo tipo? E sono poi questi i Comuni a cui si pensa quando si parla di fusione? Sono questi i Comuni che vengono invitati, anzi, spinti a fondersi fra loro?
E se questi Comuni fossero benestanti, popolosi, ancorchè perfettamente governabili da uno stesso municipio?
 

Chi si fida...Chi si fida del Governo e della politica di questo Paese, chi si fida della stabilità e della coerenza dello stato negli anni, può stare davvero sereno: il comune (quello che dei due rimane, quello che annette il più piccolo e che quindi mantiene il municipio, e il capoluogo, quello con l'elettorato più forte) può contare su dieci anni di trasferimenti statali maggiorati del 20%, e non solo.
Può contare anche sul fatto che, dal capoluogo soppresso del comune più piccolo, potrà attingere per servirsi del personale rimasto. Può anche, volendo, lasciare in quella sede uno sportello aperto al pubblico, in ricordo dei vecchi tempi, dell'autonomia perduta. Per cinque o sei anni, magari, anche per dieci, dipende, chissà.

Io ancora non capisco i vantaggi delle fusioni comunali semplicemente perchè per capirli li devo vedere. Devo vederli in atto, e non sulla carta, attuati nella realtà. E ci vuole il suo tempo.

Poi c'è un'altra cosa che non capisco.
C'era la guerra, c'era la fame, c'era l'emigrazione, eppure a quei tempi si costruivano scuole, ospedali, case di riposo..., Ma come facevano, che gente era quella?
Ora la guerra non c'è, la fame nemmeno eppure si smonta tutto quel che è stato fatto allora e ci si avvia, imbelli, verso la miseria. Ma perchè?

Sull'argomento leggi anche su Facebook https://www.facebook.com/notes/michele-balen/sindaci-contro-lantidemocrazia-e-i-piccoli-comuni/400874540055519

Nessun commento:

Posta un commento