31 gennaio 2014 alle ore 13.11
Legge regionale 29 giugno 2012, n. 23 (BUR n. 53/2012)
NORME IN MATERIA DI PROGRAMMAZIONE SOCIO SANITARIA E APPROVAZIONE
DEL PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE 2012-2016
Estratto
ALLEGATO A
art. 3. GLI AMBITI DELLAPROGRAMMAZIONE
[…]
3.1.2 Modelli organizzativi dell’assistenzaterritoriale
L’area
della cronicità, in progressiva crescita, è senza dubbio il tema
meritevole di maggiori attenzioni sia in considerazione degli impatti
sulla qualità e sulla continuità dell’assistenza erogata, sia in quanto
assorbe più della metà del fabbisogno di servizi e di risorse. Si
avverte, perciò, l’esigenza di definire nuovi modelli assistenziali
caratterizzati da un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare,
in grado di porre in essere meccanismi di integrazione delle prestazioni
sanitarie e sociali territoriali ed ospedaliere, favorendo la
continuità delle cure e ricorrendo a misure assistenziali ed
organizzative di chiara evidenza scientifica ed efficacia.
Per la
gestione di questa priorità il sistema veneto si orienta verso un
modello di assistenza integrato, le cui dimensioni strategiche sono:
1. l’organizzazione in team
multiprofessionali composti da vari professionisti sanitari e sociali,
strutturata su una chiara divisione del lavoro, fondata sulla
pianificazione delle attività e del follow up, garantendo l’integrazione attraverso l’implementazione di appositi PDTA;
2. l’individuazione di un case manager all’interno del team
multiprofessionale che prenda in carico l’assistito e proattivamente lo
segua, ne verifichi i progressi, coordini gli interventi fra i vari
attori, funga da interfaccia con il medico di famiglia e gli
specialisti;
3. il supporto all’autocura attraverso cui il
paziente diventa il protagonista attivo dei processi assistenziali,
coinvolgendo e responsabilizzando il cittadino nelle decisioni che
attengono alla propria salute;
4. il supporto sistematico ai
professionisti nelle decisioni assistenziali anche attraverso il
potenziamento dei sistemi informativi in grado di seguire il cittadino
nel suo percorso assistenziale e nel contatto con tutti i servizi
socio-sanitari del Distretto;
5. l’adozione di linee guida basate sull’evidenza ed il potenziamento della formazione continua che rappresentano per il team gli strumenti necessari per fornire un’assistenza ottimale ai pazienti cronici;
6.
il coinvolgimento attivo delle risorse della comunità, stabilendo
solidi collegamenti fra organizzazioni sanitarie e comunità locali
attraverso programmi di partecipazione (es. la messa a disposizione di
strutture, ecc.);
7. la sperimentazione di modelli di
intervento e di presa in carico multiprofessionali che avvalorino
l’efficacia dell’approccio integrato biopsicosociale alla persona.
Nella
gestione integrata della cronicità il medico/pediatra di famiglia
rappresenta il principale referente e corresponsabile della presa in
carico, in grado di svolgere la funzione di accompagnamento dei
pazienti, con l’obiettivo di conseguire la migliore adesione ai percorsi
assistenziali, nel pieno coinvolgimento dei pazienti stessi. Questo
approccio presuppone una medicina di famiglia organizzata e coadiuvata
da personale infermieristico, di supporto ed amministrativo, una
collaborazione funzionale con gli specialisti territoriali ed
ospedalieri, la messa a punto di un sistema informativo integrato.
In particolare rappresentano elementi indispensabili per una corretta edefficace presa in carico:
- la formalizzazione di PDTA,
- la compilazione dei registri di patologia,
- la tracciabilità del percorso assistenziale,
- la programmazione del follow up,
- l’implementazione di percorsi di audit su obiettivi ed indicatori di outcome condivisi.
Per
rendere operativo il modello di presa in carico della cronicità è
necessario implementare in modo diffuso su tutto il territorio regionale
le Medicine di Gruppo Integrate, forme associative più evolute,
esito del perfezionamento e consolidamento dei processi di
sperimentazione avviati nel corso degli anni.
Si tratta cioè di
radicare stabilmente un modello organizzativo che propone una
rimodulazione dell’offerta assistenziale non solo in termini di
accessibilità (ampliamento degli orari di apertura degli studi medici),
ma anche rispetto al conseguimento di specifici obiettivi di salute.
Le caratteristiche peculiari delle Medicine di Gruppo Integrate sono:
- di essere organizzazioni fondate su un team multiprofessionale e multidisciplinare, strutturate sulla definizione dei problemi a cui il team
stesso deve garantire una risposta. L’integrazione professionale
comprende medici di famiglia, avviando forme assistenziali con personale
medico dipendente, o con strutture private accreditate, operanti in una
sede diriferimento, specialisti ambulatoriali interni ed ospedalieri,
medici di continuità assistenziale, infermieri, operatori
socio-sanitari, assistenti sociali, psicologi;
- di rappresentare nodi della rete territoriale, centrati sulla persona, orientati sulla famiglia, inseriti nella Comunità;
- di gestire la presa in carico dei bisogni socio-sanitari di una definita Comunità;
-
di garantire la continuità dell’assistenza nelle sue diverse accezioni
(gestionale, informativa, relazionale), assicurando una risposta certa
all’assistito nell’arco delle 24 ore, anche attraverso forme di raccordo
tra Ospedale-Territorio e con gli altri nodi della rete territoriale;
-
di realizzare programmi di prevenzione, erogare prestazioni per il
paziente acuto e gestire il paziente cronico, ampliando il ruolo del
personale infermieristico nella gestione della cronicità e nelle
iniziative promozionali sugli stili di vita;
- di implementare
PDTA, basati sull’evidenza scientifica e definiti su protocolli
condivisi con tutti gli attori coinvolti, sviluppando la collaborazione
consulenziale dello specialista al medico di famiglia, anche tramite il
teleconsulto;
- di garantire i LEA, attraverso obiettivi di salute misurabili con indicatori di outcome
clinico ed organizzativo da definire attraverso i Patti aziendali,
finalizzando al meglio le diverse professionalità e valorizzandone il
ruolo;
- di essere impegnati nell’integrazione informativa/informatica sia a livello orizzontale (tra i componenti del team)
sia a livello verticale (con l’Azienda ULSS), implementando un sistema
informativo integrato in cui i medici di famiglia alimentano ed
utilizzano in modo professionale la cartella informatizzata, supportati
da collegamenti con il sistema informativo aziendale nell’accesso alla
documentazione sanitaria;
- di integrare le analisi epidemiologiche anche ai fini di valutare il case mix
della propria popolazione assistita e di supportare l’implementazione
di audit interni (tra pari e con le componenti aziendali) e di audit
civici, coinvolgendo la Comunità.
Nell’assistenza pediatrica
potranno essere sperimentati modelli organizzativi alternativi per
garantire il collegamento con il secondo ed il terzo livello
assistenziale, nell’ottica di integrare pienamente il pediatra di
famiglia nel Distretto e di trattenere i pazienti nell’ambito
dell’assistenza territoriale,riducendo gli indici di ospedalizzazione.
In particolare si prevede l’estensione dell’attività ambulatoriale
nell’arco orario 8.00-20.00, 7 giorni su 7, e l’erogazione di
prestazioni ambulatoriali e domiciliari, anche attraverso l’utilizzo di
personale medico dipendente o di strutture private accreditate.
Questo modello intende configurarsi come un nodo della rete territoriale
rivolto ad un bacino di popolazione definito (es. ambito distrettuale),
ad accesso libero, sebbene filtrato attraverso una centrale operativa
che garantisca la ricezione delle istanze ed il costante collegamento
con i pediatri per assicurare la continuità dell’assistenza.
L’estensione
delle Medicine di Gruppo Integrate vuole garantire l’uniformità
assistenziale a tutti gli assistiti del Veneto e superare differenze
territoriali ed organizzative. La sostenibilità economica resta, peraltro, il cardine per sviluppare questi nuovi modelli organizzativi.
Più
in generale sarà necessario prevedere una maggiore omogeneizzazione dei
Patti aziendali con la Medicina Convenzionata, con riferimento ai
contenuti e dai relativi sistemi premianti, ferme restando le
specificità territoriali. Ciò presuppone l’avvio di un’azione
strutturata di coordinamento regionale in grado di definire criteri
uniformi di individuazione degli obiettivi, sia assistenziali che
economici, nella prospettiva di garantirne l’autosostenibilità
attraverso l’appropriatezza prescrittiva.
Sono, infine, auspicabili a
livello locale, accordi con le Amministrazioni Locali e con altre
istituzioni pubbliche e private per favorire la messa a disposizione di
strutture che permettano la realizzazione di questi modelli
organizzativi.
http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/2012/12lr0023.html
Nessun commento:
Posta un commento