Io
credo che ormai sia più saggio investire sulla dimensione delle Unioni Montane e quella di aggregazioni istituzionali a geografia variabile, istituzioni in cui i comuni possano riassociare le proprie funzioni
secondo schemi veramente razionali ed assetti
davvero ottimali.
Vanno tolti invece alcuni confini, come quello che separa le
province di Belluno e di Treviso, che limitano la libertà dei
comuni , come Segusino, che decidono di migliorare le proprie
condizioni aderendo ad Unioni Montane di altri territori
che magari non sono compresi nella loro stessa provincia.
O come quello (terribile)
che separa il Feltrino dal Primiero e dalla Valsugana e che impedisce di fatto la
splendida interazione fra le tre realtà che ad oggi non si può fa altro che immaginare.
La
Provincia di Belluno, come ogni altra provincia italiana, ha oggi l'aspetto di un ente "incapace", dimezzato.
Ho più volte ribadito ai
sindaci e alla stampa locale come l'unica prospettiva che io ritenga immaginabile e proponibile per la nuova Provincia di Belluno sia
quella di essere un ente "politico", con la missione importante di esprimere una
forte e decisa rappresentanza delle varie comunità del territorio. E con
l'obiettivo di ottenere per esse la massima autonomia amministrativa, su modello trentino. Autonomia da attribuirsi, nel nostro
caso, ai comuni, più che alla Provincia in sè, col vincolo che essi la esercitino in modo associato
secondo il principio dell'ambito ottimale che sopra ho evocato.
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