martedì 6 gennaio 2015

Panta rei: province, referendum e identità

30 gennaio 2013 alle ore 12.42 



A chi non riesce ad immaginare il Feltrino se non come un'articolazione distrettuale dell'attuale provincia di Belluno, a chi ritiene che gli abitatori della plaga feltrina siano da definirsi inopinatamente "bellunesi", a chi si scandalizza dell'idea che la provincia di Belluno possa essere smembrata o trevigianizzata o dissolta, o che parte di essa possa tentare la via del Friuli o del Trentino-Alto Adige, a tutti costoro dedico e propongo questa breve lettura. E' tratta da una delibera di giunta che circolò tra i comuni feltrini nei primi anni Settanta dell'Ottocento.


"I due territori di Feltre e di Belluno costituirono due diverse provincie fino al congresso di Lione (1802), quando per prepotenza di conquista, furono unite in una sola, con sede in Belluno. Però nessuna ragione naturale od economica chiama i due distretti di Feltre e di Fonzaso, che formavano il primo di quei territori, a far parte della provincia di Belluno, talchè la loro aggregazione può dirsi veramente una violenza legale.
Somma differenza di prodotti del suolo e della mano dell'uomo; separazione e disuguagflianaza manifesta di interessi; mancanza totlae di rapporti sociali e commerciali; eccedenza insopportabile di spese senza alcuna utilità pubblica, sono i principali argomenti che valgono a provare la accusata anormalità. Indi la grande e molto sentita sproporzione tra le spese cui soggiace questa parte della provincia ed i vantaggi che ne ritrae.
[...]
E' per ciò la grande maggioranza di essi [abitanti della provincia di Belluno] chiede al Governo che ha promesso una savia riforma della circoscrizione territoriale delle provincie e circondari del Regno, la soppressione della provincia di Belluno per assoluta mancanza di mezzi ad esistere; ed in particolare i comuni dei due distretti di Feltre e di Fonzaso, che ne formano più che una terza parte, concordi ed unanimi domandano la loro aggregazione alla provincia di Treviso, alla quale per posizione e per vie naturali, con ogni rapporto, con ogni interesse, con ogni aspirazione da tempi remoti e con attività ognor crescente stanno legati.
Questa petizione che esprime un voto la cui soddisfazione si presenta avedentemente quale una siprema necessità economica ed un atto di pura giustizia, s'innalza alla rappresentanza della Nazione, nella fiducia che sia favorevolmente accolta, perchè gli Ordini Liberi permettano alfine la distruzione di vincoli imposti dalla forza, senza riguardo alcuno alla volontà ed al benessere delle popolazioni."


Il testo che ho estratto è sufficiente, a mio avviso, a regalare un disarmante ritratto dei feltrini di allora, per nulla schierati a difesa della loro incipiente bellunesità, avversi ad essa, invece, con un'avversione vivace, decisa e motivata; un'avversione figlia del sopruso subito da Napoleone, ma soprattutto del disagio sociale ed economico che già si stava sperimentando.
Chi l'avrebbe immaginato? Chi? Gli storici forse, abituati come sono a veder cambiare ogni cosa nel tempo, come il colore del camaleonte su un ramo.

Consoliamoci del nostro futuro, comunque vada sarà radioso: un domani i feltrini potranno forse dirsi orgogliosamente trevisani o trentini o chissà cos'altro, così come oggi si dicono bellunesi, e difendere con entusiamo ciò che oggi ripugnano, o aborrire ciò che oggi difendono.
Consoliamoci, così va la vita, così va la storia.

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