martedì 6 gennaio 2015

Politica e natura: la provincia montana

8 novembre 2012 alle ore 13.46

Mi pare che ormai si renda piuttosto urgente mostrare con assoluta chiarezza e a tutti che cosa voglia dire abitare la montagna veneta e come sia giusto e importante governarla con metodi e strumenti diversi rispetto a quelli pensati per la pianura.

Per aprire il ragionamento si può partire da un semplice dato statistico: la differenza termica cioè lo scarto che c'è tra le temperature medie annuali della pianura e e quelle della montagna.
Propongo dunque la cartina delle temperature medie annuali predisposta dall'ARPAV.
Mappe delle temperature medie (isoterme). Periodo 1985 - 2009 [fonte: ARPAV]

Si noti, leggendo la cartina, come la montagna veneta sia caratterizzata da delle temperature comprese fra i cinque e gli undici gradi centigradi, mentre l'area di pianura goda di una temperatura media compresa fra i tredici e quindici gradi.
La differenza può essere dunque calcolata con buona approssimazione in questo modo:
13-5=8
15-11=4

Oppure
5+11=16     16:2=8
13+15=28   28:2:14
14-8=6

Insomma nella montagna veneta abbiamo mediamente dai quattro agli otto gradi in meno rispetto alla pianura, grosso modo qualcosa come sei gradi di differenza verso il basso.

Così l'ARPAV descrive la situazione climatica della nostra regione:


[...] è possibile evidenziare in Veneto tre zone mesoclimatiche principali:
  • pianura
  • Prealpi
  • settore alpino.
Mesoclima della pianura
La pianura (compresi il litorale, la fascia pedemontana e le zone collinari berica ed euganea) è caratterizzata da un certo grado di continentalità, con inverni relativamente rigidi ed estati calde. Le temperature medie di quest'area son comprese fra 13°C e 15°C. Le precipitazioni sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno e con totali annui mediamente compresi tra 600 e 1100 mm, con l'inverno come stagione più secca, le stagioni intermedie caratterizzate dal prevalere di perturbazioni atlantiche e mediterranee e l'estate con i tipici fenomeni temporaleschi.

Mesoclima prealpino
Nell'area prealpina e zone più settentrionali della fascia pedemontana, a ridosso dei rilievi, l’elemento più caratteristico del mesoclima consiste nell’abbondanza di precipitazioni, con valori medi intorno ai 1100–1600 mm annui, e con massimi attorno ai 2000-2200 mm. Gli apporti più significativi sono generalmente associati a primavera e autunno. I valori termici medi annui di questo areale sono compresi tra 9-12°C e la continentalità è più rilevante rispetto alle aree di pianura. L’inverno si caratterizza per una maggior frequenza di giornate con cielo sereno e per la relativa scarsità di precipitazioni.

Mesoclima alpino
Comprende la fascia montana dolomitica. In questa fascia il mesoclima si caratterizza per precipitazioni relativamente elevate ma generalmente inferiori ai 1600 mm annui, con massimi stagionali spesso riferibili a tarda primavera, inizio estate ed autunno. Le temperature medie presentano valori nettamente inferiori rispetto a quelli delle Prealpi, con medie variabili da 7°C a -5°C e valori medi mensili inferiori a zero nei mesi invernali. Nelle zone più interne e settentrionali il lungo permanere della copertura nevosa, specie alle quote piu elevate e nei versanti esposti a Nord, si traduce in un prolungamento della fase invernale ed in un conseguente ritardo nell’affermarsi di condizioni primaverili.

Classificazione climatica per il Veneto
In base alla classificazione termica di Pinna (1978), ispirata allo schema generale di Koeppen, il "clima temperato subcontinentale" [temperature medie annue comprese fra 10 e 14.4 °C] è quello prevalente in Veneto, interessando tutto l'areale della pianura, le valli prealpine e la Valbelluna. Le zone montane, se si escludono le valli prealpine, si collocano in prevalenza entro il "clima temperato fresco-freddo" [temperature medie annue comprese fra 6 e 9.9 °C il fresco, fra 3-5.9°C il freddo] e, solo le aree alpine culminali entro il "clima freddo" [temperature medie annue inferiori a 3 °C].
In considerazione inoltre della sua peculiare posizione di transizione, come visto in precedenza, influenzata sia dall’area continentale euro-asiatica che da quella mediterranea, il clima del Veneto presenta alcune caratteristiche sia di mediterraneità (limitate ad un certo influsso mitigatore del Mediterraneo sulle aree costiere) che di continentalità.

Anche ARPAV rileva la notevole differenza termica, ulteriormente aggravata dalle escursioni verso il freddo, ossia da picchi negativi che si raggiungono in certi momenti dell'anno.
L'osservazione scientifica evidenzia come il territorio di montagna sia inequivocabilmente caratterizzato da una forte "penalizzazione termica".

A che serve questa premessa?
Serve a porci la domanda fondamentale: quanto costa alla gente della montagna veneta questo così clima rigido? Quale 'handicap' grava sulle famiglie, sulle istituzioni, sui servizi pubblici e sulle imprese della montagna veneta per via di questo clima?
Come si traduce in denaro questo handicap?

Per aiutare la riflessione elenco una serie di voci interessate
  1. aggravio del costo di riscaldamento pubblico e privato (con maggior inquinamento da combustione)
  2. aggravio del costo di illuminazione pubblica e privata (per minore esposizione al sole nelle valli)
  3. aggravio del costo per il carburante dei veicoli (e di tutto ciò che viene trasportato...e venduto/acquistato)
  4. aggravio per la manutenzione veicoli (olio, usura meccanica...)
  5. aggravio per la dotazione invernale dei veicoli (gomme, liquido antigelo, spese di carrozzeria...)
  6. aggravio per la manutenzione della viabilità pubblica e privata (rimozione del ghiaccio e della neve, rappezzo dell'asfalto, ferrovie...)
  7. aggravio per l'abbigliamento invernale (giacconi, cappotti, sciarpe, guanti, scarpe...)
  8. aggravio per le spese sulla salute (medicine per reumatismi, influenze, raffreddori...)
  9. aggravio per le spese di alimentazione (il freddo fa consumare più calorie...)
Il freddo fa consumare di più, fa comprare di più, insomma fa spendere di più, riduce i vantaggi e produce molti svantaggi. Il freddo rende complessivamente più difficile la vita.

Nessuno in Italia pare si renda conto di questa cosa, e così è come avere un basto pesante sulla schiena che però nessuno vede.

la Sicilia gode di una forte autonomia amministrativa, ma in Sicilia, tanto per fare un confronto, la temperatura media delle zone di montagna si aggira fra i 12 e i 15°C. Nel Lazio, la regione di Roma Capitale, là dove nascono le nostre leggi, si va dai 10 agli oltre 15°C. Leggi e privilegi se ne stanno al calduccio si direbbe.
Nessun piagnisteo sia chiaro, lo lasciamo fare ad altri ben più bravi di noi in quell'arte, ma mi pare ovvio che un calcolo del disagio andrebbe fatto, se non altro per giustificare, numeri alla mano, le richieste che la montagna veneta fa da molto tempo, cioè di essere dotata di una speciale autonomia e di speciali risorse solo per sopravvivere.

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