domenica 11 gennaio 2015

Lettera al Governo per un mancato appuntamento

12 gennaio 2015 alle ore 4.47 

Sono le tre di notte del 12 gennaio 2015, mi sono svegliato presto oggi perchè da Belluno dove abito devo raggiungere Feltre (30 Km da qui) . Lì alcuni sindaci mi stanno aspettando per partire insieme alla volta di Roma. Stamattina verso le nove saremo ricevuti presso il ministero e saremo sentiti sulla questione dell'IMU per i terrreni agricoli di montagna.
Ecco che la macchina anche oggi fa le bizze, è da diversi giorni che le fa per un pieno di gasolio annacquato. Perdo tempo ad avviare il motore, perdo tempo a scaldarlo, e sono in ritardo.
Parto, ma quando sono a Sedico è ormai chiaro che ho perso, per una manciata di minuti, l'aggancio coi colleghi. Perso l'aggancio è perso per me anche il treno delle 5.55 da Padova a Roma. OK: è andata!

Oggi dunque non ci sarò a Roma, non potrò dar numero alla protesta come avevo pensato: ciò mi mette di pessimo umore. Com'è facile a volte "perdere i treni" nonostante l'impegno che ci si mette. Basta u po' di stanchezza, bastano dei piccoli banali problemi qualche volta fisici qualche volta meccanici, e le cose vanno per un verso non voluto... Siamo umani.
Daccordo, io non sarò a Roma per uno stupido problema di gasolio e di motore, ma se non ci sarò fisicamente, ci sarò senza dubbio con la testa e con il cuore.

Fermo alla mia scrivania, (adesso sono le cinque di mattina) scrivo.
Scrivo per sfogarmi della mancata partenza, perchè odio i cambi di programma involontari, ma scrivo soprattutto di ciò che avrei voluto dire ai cari Signori del Governo.

Scrivo a Lei Signor Presidente del Consiglio. 

All'incontro di oggi avrei voluto dire molte cose al suo ministro. Cose serie e cose dure.
Avrei voluto dire e spiegare senza mezzi termini a voi, signori del governo, che state ormai giocando con il fuoco. Che tra l'ordine democratico e il caos dello stato che si disfa ci stanno i sindaci. I sindaci che voi costringete a fare da gabellieri per vostro contro, i sindaci ubbidienti e responsabili, ligi alle istituzioni e al giuramento di fedeltà fatto alla Repubblica, i sindaci attenti a non incendiare di anarchia questo Paese, ubbidienti alla leggi e alla costituzione per il forte senso del dovere e delle istituzioni che hanno.
I sindaci stanno dalla parte dello Stato, daccordo, ma i cittadini vanno difesi! A Roma, a Venezia, a Belluno, vanno difesi. Difesi certo, ma da che cosa? Da chi li governa? Da quel parlamento che democraticamente li dovrebbe rappresentare? Siamo arrivati forse a questo punto? Al punto che i cittadini devono essere difesi dalle loro stesse istituzioni statali? Dio non voglia, ma ho paura di sì.
Dagli enti locali arrivano preoccupantissimi segnali d'allarme: i tagli operati sui bilanci colpiscono in modo indifferenziato gli enti spreconi come quelli virtuosi, gli enti furbi come quelli onesti, col netto vantaggio dei peggiori, vantaggio iniquo che voi non potete più ignorare, che forse non avete mai ignorato.
Voi del governo lo sapete benissimo questo, ma allora perchè non cambiate sistema?
Sapete benissimo che la spesa dello stato centrale è andata aumentando in questi ultimi anni, e in modo macroscopico, e che gli enti locali sono stati messi invece a pane a acqua per sopperire alla medesima spesa. Sapete benissimo che gli enti locali incidono solo per una minima parte della spesa pubblica, e però pretendete dagli stessi una contrazione delle uscite che essi vi non possono dare. Siete onesti, siete ciechi? Vi rendete conto di ciò che state facendo? Siete... in buona fede?
I nuovi bilanci pubblici che avete introdotto sembrano richiamarsi pari pari ai dettami del cosiddetto "statuto della P2", è un fatto casuale? Lo spero di cuore, ma intanto questi bilanci saranno dei campi minati di contabilità, dei labirinti di filo spinato per gli amministratori. Anche questo voi voi lo sapete, ma a quanto pare vi va bene così. Sapete che essi renderanno difficile, "ancor più difficile" per gli amministratori locali, lavorare correttamente ed efficacemente negli enti più onesti. Ma di questo a voi qualcosa ve ne cale?
L'IMU dei terreni agricoli di montagna non è forse nemmeno la questione centrale, non è la più importante, però è un paradigma del vostro stile di governo.
Avete calcolato in modo autonomo e poco chiaro per ciascun comune le entrate presunte che secondo voi deriverebbero dall'IMU dei terreni agricoli. Il calcolo è tutto da verificare, ma intanto avete tolto, a dicembre 2014, con un bilancio in chiusura, anzi, già chiuso, e con un effetto retroattivo, centinaia di migliaia di euro a ciascun comune. I comuni anche stavolta per riavere quei soldi che avete sottratto, li dovranno "risucchiare" letteralmente dalle vene dei loro cittadini, oppure dovranno chiudere i servizi che essi erogano in loro favore. Vi sembra bello? Ve le lavate le mani? Lo sapete che in ogni caso la differenza tra i soldi sottratti da voi ai comuni, col sistema dei tagli ai trasferimenti statali, e quelli effettivamente recuperati con le tasse, resterà una differenza non risarcita ovviamente a danno dei comuni, e quella resterà allo stato, con tanti saluti al territorio? Lo sapete certo che lo sapete, ma vi va bene così.

Più tasse e meno servizi, ma perchè? Per pagare chi? In ossequio a quale logica o a quale oscuro potere finanziario?
Lo capite o no che noi non possiamo più andare avanti così? Riuscite o no a vedere che gli enti locali, così come le aziende, sono ormai allo stremo delle forze? Che le aziende, ma soprattutto i cittadini hanno bisogno di un governo vero, di soluzioni vere per i loro problemi.
Vere in che senso? Vere nel senso di efficaci, nel senso che sono capaci di risolvere davvero i problemi, di incidere positivamente nella realtà. Di voltar pagina.
Abbiamo tutti bisogno di un governo che protegga l'economia italiana, per esempio, che protegga e valorizzi il manifatturiero, l'agricoltura, il turismo, il terziario avanzato, la ricerca. Lo sapete fare questo? Ad oggi gli effetti del vostro lavoro mica si son visti.
Abbiamo bisogno di un governo che la smetta di saccheggiare i conti correnti, i risparmi, degli italiani; o che la smetta di metter mano (a vanvera) nella scuola, di buttar là riforme sempre più sgangherate e sgagheranti, volte soltanto a risparmiare.
Ci serve un governo che dia efficacia alla magistratura, per dirne un'altra, che faccia in modo di avere processi veloci e definitivi. E di un governo che tolga certi cosiddetti diritti, che sono i privilegi scandalosi e inaccettabili che hanno tutte le "caste" di questa benedetta Repubblica.
E poi serve un governo che moralizzi la politica colpendone la corruzione, che dia anche la certezza della pena, chiaro, per politico corrotto, ovvio, per il mafioso, ma anche per il vandalo del sabato notte,a cne per il piccolo topo d'appartamento, anche per il criminale minorenne. Tutto secondo giustizia e proporzione, sia ben chiaro. Perchè il ricorso all'impunità sistematica, alla depenalizzazione dei reati all'indulto ricorrente, servirà a certo svuotare le carceri, a farci dire bravi dall'UE, ma non a dare il senso di un paese serio ed affidabile. Non a dare il senso della giustizia.
Ci vuole un governo che sappia darsi delle priorità reali, che non siano di  bandiera, o ideologiche, priorità legate al più vasto e condiviso sentire della gente, priorità soprattutto legate ai bisogni reali che la gente ha. Sarà pure qualunquismo il mio, ma questo governo le ha capite o no le priorità degli italiani?
Servono azioni coraggiose e responsabili che limitino i danni ecomomici che altri paesi ci stanno facendo. Servono leggi meno ossequiose nei confronti della finanza internazionale. Serve coraggio insomma!
Sì, è davvero l'ora di avere politici forti, di gente di cuore, gente di testa. Ma voi lo siete?
C'è bisogno, per esempio, di un governo che operi per mantenere i capitali italiani in Italia, non per favorire soltanto (e a parole) l'attrazione, come dite voi, di capitali esteri, che poi vuol dire la svendita agli stranieri di interi settori del nostro sistema produttivo. C'è bisogno di un governo che dia agli italiani delle buone ragioni  per  investire essi stessi nel loro Paese, perchè è questo, a lungo termine, il capitale che davvero ci serve.
Ditelo, se siete impotenti, o complici o se siete semplicemente degli incapaci strapagati.
C'è bisogno di un governo che ponga termine al dissanguamento che deriva dall'eccessiva apertura dei confini. Milioni di euro guadagnati in Italia escono per sempre dal nostro paese e vengono spesi un po' dovunque, fuorchè qui da noi. E' un'emorragia spaventosa. I nostri prodotti vengono falsificati, imitati, osteggiati nei modi più creativi nel mondo e voi che fate per tutelarli? Che fate per difendere a livello globale i prodotti italiani?
Non è un sindaco che deve fare questi discorsi, avete ragione, è la politica, quella vera quella dei grandi politici e dei partiti. Ma come fa un sindaco a non dire che il pericolo di un collasso della democrazia è dietro l'angolo, che la crisi economica metterà a nudo molto presto la terribile fragiità del sistema democratico di questo Paese? E allora... crack!
L'Italia non è una potenza economica così piena di risorse da poter mantenere il mondo intero, l'ltalia è un paese sull'orlo della povertà. Ma voi sembrate non averlo capito. Sapete cose che noi non sappiamo? Vede cose che noi non vediamo?
Come può un sindaco non dire tutto ciò vedendo con quanta facilità il governo dilapidi il denaro dei suoi cittadini in ogni direzione. Vedendo la facilità con la quale inventi sempre nuove tasse per prelevar denaro dai suoi contribuenti.
Non tocca forse a un sindaco che vive nel suo territorio, che non ha palazzi per isolarsi dalla realtà, e che respira l'aria di tutti i cittadini normali, dire queste cose?
State sbagliando tutto. State sbagliando tutto.

Rivedete subito la questione dell'IMU dei terreni agricoli di montagna, toglietela, per favore, e sostituitela con risparmi su tutte quelle spese che non siano dirette al benessere essenziale degli italiani, sostituitela con dei risparmi su quelle cose che non difendono il Paese, che non difendono gli interessi degli italiani, che non sono direttamente collegate con lo sviluppo e la vita sociale di quessta nazione.
Imparate a dire di no piuttosto alle persone a cui va detto. A certi poteri sovranazionali a certe lobby finanziarie, a certe massonerie grasse e cialtrone. Imparate che per il governo italiano è il popolo italiano che deve venire prima di tutto: il popolo non è lì per fare da piedestallo alle vostre poltrone, sono quelle poltrone che piuttosto devono esistere per servire gli italiani. Gli italiani ho detto, non gli interessi finanziari del globo intero, non L'Europa dei Palazzi, non il mondo: gli italiani.

Questo avrei detto  al ministro se un dannato problema di motore non mi avesse malauguratamente fermato.

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