1 agosto 2014 alle ore 15.34
Cos'è accaduto mercoledì 30 luglio 2014 a Venezia, in Consiglio
Regionale? E' accaduto che c'è stata una svolta epocale nella politica
della Regione Veneto; è accaduto che il Veneto politico ha saputo
pensare stavolta ai suoi territori montani in modo organicamente e
definitivamente amico e democratico. Questo è un fatto indiscutibilmente
storico!
E allora cantiamo vittoria? E allora diamo fiato alle trombe?
No, non è ancora il caso di innalzare archi trionfali, di far partire la fanfara. La strada va ancora avanti ed è in salita.
Restano da capire per il momento i dettagli del testo licenziato
dall'aula, ma soprattutto resta da capire la sua reale portata futura.
Resta
da capire se i 18 mesi che sono previsti per il trasferimento delle
funzioni e delle risorse, (diciotto lunghi mesi) si riveleranno alla fin
fine tanto lunghi da vanificare lo sforzo compiuto dai consiglieri
Dario Bond, Matteo Toscani e Sergio Reolon, consiglieri che hanno,
diciamolo perchè va detto!, lavorato bene e con coscienza.
Obbiettivamente
senza i referendum "secessionisti" e senza la crescente consapevolezza
politica della nostra gente non avremmo fatto alcun passo in direzione
dell'autonomia. Ed ogni passo, piccolo o grande che sia, fatto verso la
nostra piena autonomia è da sostenere e da apprezzare.
Bando
ai detrattori da osteria, bando ai disfattisti dalla bocca larga: qui
non ci sono proclami elettorali, non c'è aria fritta, almeno stavolta
no.
Stavolta c'è un fatto, c'è una legge regionale che è fatta e approvata. Questo un punto fermo che va chiarito.
Poi
però c'è quel tempo di attesa (18 mesi) che, come ho scritto, potrebbe
vanificare tutto, e diventare il granello di sabbia fatale nel motore.
Connesso a quello dei tempi c'è il problema, non secondario, delle
effettive risorse economiche e professionali che avranno da esser
trasferite dalla Regione ai territori montani. Anche questo un terreno
zeppo di mine.
E poi c'è la capacità (o l'incapacità) nostra, di noi montani, di far fruttare al meglio l'autonomia ottenuta.
Alla
fine, guai dimenticarselo, c'è pure il clima economico e politico,
nazionale ed internazionale, che tutto sovrasta come il cielo sovrasta
la terra.
E allora che abbiamo da fare?
Abbiamo da
continare, come sempre, a lavorare a testa bassa, e a tener alto e forte
il livello della tensione verso l'autogoverno, abbiano da non far
freddare un ferro che va ancora battuto.
Insomma,
in cocetto è questo: la legge è sì un punto di arrivo, è sì un fatto da
cui non si può prescindere, ma, attenzione, come sempre accade nella
storia, ogni punto di arrivo è anche e soprattutto un punto di partenza.
E' così che va il mondo...
Nessun commento:
Posta un commento